Le linee guida per il dibattito al Consiglio Nazionale del Pri Rilanciare il progetto dell’Edera Direzione nazionale Pri, 13 ottobre 2011. Linee guida per il dibattito al Consiglio Nazionale. Gli Stati moderni, che basano la loro convivenza su regole precise valevoli per tutti, non hanno più i loro nemici tradizionali nel fascismo, nel nazismo e nel comunismo. Non esiste più il partito-chiesa, non ci sono più dogmi e assiomi dettati dal pensiero dominante e carismatico dell’uomo-guida mandato dalla provvidenza. I cittadini sempre più spesso, e lo abbiamo visto ieri e lo rivedremo sabato, cercano nel bene e nel male soluzioni ai loro problemi. Non esistono più gli "ordini" di partito. Essi si comportano in base alla loro conoscenza dei problemi e ai loro interessi. Il compito di un Partito moderno che ha radici secolari costituenti la base culturale del suo pensiero e del suo agire sta nell’individuare gli interessi generali e farli propri. E’ possibile catalogare oggi le azioni politiche in destra o sinistra? Destra e sinistra sono, a nostro avviso, due parole inutili e forse anche dannose. Dannose perché impediscono di affrontare i problemi senza pregiudizi, come si suol dire, in una navigazione a mare aperto per comprendere e far comprendere problemi e soluzioni. Oggi si dichiarano tutti liberali; vale oggi come ieri lo slogan del Convegno di Milano: "Liberali: quelli veri e quelli falsi". L’atteggiamento di un liberale secondo Popper è quello di chi più in piena coscienza afferma: "Io posso aver torto e tu puoi avere ragione, ma per mezzo di uno sforzo comune possiamo avvicinarci alla verità". Malgrado le definizioni di liberalismo dei repubblicani, se prendessimo per buono quanto sostiene Popper, dovremo accuratamente constatare che molti repubblicani non lo sono stati e altri forse non lo sono tuttora. Confrontiamoci dunque sui problemi senza pregiudizi verso niente e verso nessuno. E’ chiaro che essere sicuri delle proprie convinzioni aiuta molto a realizzare le proprie idee, ma è altrettanto chiaro che le idee di un repubblicano-liberale non possono essere degli assiomi. Il Partito Repubblicano Italiano si trova oggi in una difficile posizione politica che, tuttavia, se opportunamente indirizzata, può essere foriera di sviluppi interessanti e forse più importanti di quanto allo stato dell’arte possiamo immaginare. Il ruolo che i repubblicani possono esercitare è ascrivibile a quello di levatrice di un vasto schieramento politico-sociale che rompe gli schemi tradizionali e traduce in fatti attuali e concreti le idee politiche che hanno condito da sempre la loro storia. E’ probabile che bisognerà arrivare a compromessi con altre forze politiche già in essere o emergenti ma questo non ci deve spaventare se sapremo far valere le nostre capacità mettendo in prima linea l’interesse del Paese prima ancora che quello dei Partiti e finanche del Partito Repubblicano Italiano. I motivi che ci hanno indotto a preparare un documento base sono dovuti alla necessità di parlare concretamente dei problemi del Paese senza indugiare su discorsi in politichese che potrebbero riguardare le alleanza politiche. A questo ci hanno già pensato le mozioni congressuali. A noi oggi l’onere di tradurre in fatti le idee espresse al Congresso a cominciare dalle tesi congressuali che tanto apprezzamento hanno avuto dalle Fondazioni che hanno partecipato alla loro discussione. La crisi del bipolarismo si affronta con un’analisi delle specificità critiche del centrodestra (la mancata capacità di governo dei fenomeni di crisi del paese) e del centrosinistra (l’ambiguità e la parcellizzazione delle proposte non riconducibili ad un progetto e ad un disegno organico), ma anche in relazione alla comune (per entrambi i poli) insufficienza di organicità ideali e culturali. La crisi delle forze politiche ha fatto maturare la domanda di soggetti più idonei rispetto alle aspettative della società civile più impegnata e più sensibile alle prospettive del paese. Il terzo polo ha cercato di interpretare questa esigenza, ma risente fortemente, nell’elaborazione di un progetto politico, dei limiti indicati per gli altri due poli; Il progetto repubblicano liberal-democratico ha una sua coerenza e completezza sia dal punto di vista culturale ed ideale, sia per una efficace proposta di contenuti rispetto ai punti di crisi del sistema Paese, risultando in sostanziale sintonia con le istanze poste in essere dalla società civile. Bisogna ripartire dal lavoro positivo svolto in occasione del recente congresso nazionale, riprendendo, per renderli ulteriormente più efficaci e più incisivi, i contenuti delle tesi congressuali, che stanno dimostrando in pieno la loro validità, se appena li confrontiamo con le proposte più positive e concrete oggi all’attenzione dell’opinione pubblica. Le priorità più significative E’ necessario concentrarsi sugli aspetti più significativi dei problemi del Paese evitando così di disperdere le energie di cui disponiamo che devono incentrarsi su fatti specifici e puntuali in particolare il debito pubblico e lo sviluppo. - Finanza e debito pubblico rappresentano l’aspetto propedeutico a qualunque azione di recupero di competitività, di sviluppo e di rilancio occupazionale. Riguardano (finanze e debito) due aspetti articolati ma intrinsecamente collegati: il pareggio di bilancio, con la conseguente creazione di un attivo primario permanente, è la condizione necessaria anche se non sufficiente per porre sotto controllo il debito pubblico. - La sostenibilità del nostro debito pubblico, oltre al pareggio di bilancio, richiede con pari esigenza che il tasso di interesse passivo che grava sul reddito stesso non sia superiore al tasso corrente di crescita della ricchezza dell’Italia. Condizione questa che si è verificata sino al 2010, ma che oggi invece è fortemente compromessa dal divario in essere tra i due elementi prima richiamati (tasso passivo circa il 5,5%, tasso corrente di crescita del Pil circa il 2,8%), ma che al momento, fortunatamente, incide solamente sui prestiti rinnovati o in via di nuovo e non sull’intero ammontare del debito. Nell’ipotesi di pareggio permanente di bilancio e allineamento tra i due parametri di crescita e di interesse passivo, senza un significativo incremento della ricchezza del paese, conseguibile solo con un aumento della competitività e dell’occupazione, il debito pubblico resterebbe, per le sue dimensioni rispetto al Pil, come un macigno sempre pronto a travolgere l’Italia. - Aumento della competitività ed incremento della base occupazionale sono il passaggio essenziale per dare prospettive concrete e positive alla comunità nazionale. Le riforme strutturali e istituzionali nell’ambito del progetto liberal-democratico enunciato A) Impegno sul Mezzogiorno come fatto strutturale e non come intervento episodico che non serve a nulla o addirittura diventa dannoso. E’ bene ricordare che, del miglioramento delle condizioni del Mezzogiorno, i repubblicani parlano sin dal Risorgimento, con Mazzini, con Giovanni Bovio alla fine dell’800, per arrivare ai nostri tempi con Giovanni Conti, Michele Cifarelli, Francesco Compagna (scrisse "Mezzogiorno in ascesa" - se fosse in vita avrebbe titolato "Mezzogiorno in salita"), Ugo La Malfa (nella lettera a Montanelli nel 1975 ebbe a dire "quel Mezzogiorno di cui tanto si parla senza pressoché nulla concludere"; oggi dovremmo cancellare il "pressoché"). L’Italia, parafrasando Sciascia, sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Il destino dell’Italia è inscindibile da quello del Mezzogiorno, al di là delle boutades leghiste. B) Riforma della Giustizia. Una giustizia inadeguata incide notevolmente sullo sviluppo e allontana gli investitori stranieri. C) La riforma radicale del sistema pensionistico. D) Abolizione delle province, senza se e senza ma, e con esse delle Comunità Montane. Il documento base può essere arricchito sempre con interventi puntuali che riguardano problemi etici, laicità dello Stato e soprattutto politica estera |